Fra i 44,4 ed i 53,7 milioni di adulti negli USA presentano ipertensione occulta nel sonno. Questa forma di ipertensione, che non è accompagnata da pressione elevata al controllo medico, è associata ad un incremento del rischio di mortalità complessiva e di patologie cardiovascolari, anche tenendo conto della pressione registrata clinicamente, come affermato da Yiyi Zhang della Columbia University di New York, autore dell’indagine che ha rilevato questi dati, secondo cui l’elevata prevalenza di ipertensione occulta riscontrata nello studio suggerisce che essa potrebbe essere responsabile per una proporzione sostanziale del rischio cardiovascolare negli USA.
Lo screening dell’ipertensione nel sonno non è attualmente raccomandato dalle linee guida statunitensi, ma i risultati dello studio sottolineano la potenziale importanza dell’impiego del monitoraggio pressorio ambulatoriale non soltanto per confermare la diagnosi di ipertensione, ma per identificare fenotipi pressori ad alto rischio, come l’ipertensione nel sonno.
Sono inoltre necessari altri dati sui benefici in termini di riduzione del rischio cardiovascolare del trattamento dell’ipertensione nel sonno.
Come affermato da alcuni esperti, questo fenomeno sinora non era mai stato descritto a fondo, ed il monitoraggio pressorio soltanto durante la veglia potrebbe lasciare molti adulti ad elevato rischio di malattie cardiovascolari senza diagnosi e trattamento.
Non è comunque ragionevole condurre un monitoraggio pressorio ambulatoriale 24 ore su 24 per molte persone in ambito clinico, ed i medici necessitano di un approccio efficace per prioritizzare coloro che dovrebbero essere indirizzati da uno specialista per questo genere di screening allo scopo di diagnosticare l’ipertensione occulta.
A questo proposito, sono state recentemente proposte equazioni predittive per aiutare a dirigere il monitoraggio pressorio ambulatoriale agli adulti con elevate probabilità di presentare ipertensione notturna e pressione sistolica non calante. (JAMA Cardiol online 2020, pubblicato il 28/10 doi:10.1001/jamacardio.2020.5212)